Bruceranno come ortiche secche - Relazioni pericolose ai tempi di Adolf di Helga Schneider, Oligo Edizioni

23.02.2021


Con l'espressione Repubblica di Weimar si indicano convenzionalmente i 15 anni che in Germania precedettero l'avvento e l'affermazione del regime nazista.

Un periodo fecondo per ogni campo dello scibile umano (un esempio per tutti, l'architettura conobbe il movimento Bauhaus), fino a che, dopo una circolazione serpeggiante e invasiva, le idee restauratrici di Hitler ebbero la meglio su ogni pensiero o movimento progressista, soffocati dall'insana, folle ansia purificatrice della razza, del popolo germanico e della sua cultura.

Ansia che partorirà la formazione di apposite squadracce deputate al controllo massivo e invadente della vita dei singoli affinché ogni loro manifestazione, espressione o comportamento fosse aderente alle regole dettate dal potere centrale.

Al controllo, come è ovvio, seguirà una feroce, macabra, animalesca repressione in luoghi appositamente destinati a torturare e uccidere i dissidenti, fino all'elevazione dei campi di concentramento.

Non ne usciranno indenni milioni di Ebrei, ma pure un numero spaventoso di disabili, Rom, comunisti, cattolici militanti contro il Reich e omosessuali.

Di questi ultimi racconta senza particolare enfasi letteraria ma con uno stile narrativo asciutto, duro, fotografico, Helga Schneider nel suo bel libro Bruceranno come ortiche secche - Relazioni pericolose ai tempi di Adolf per Oligo Edizioni.

Classe 1937, la Schneider ha speso la sua intera vita professionale a " proporre ai cittadini del mondo e alle nuove generazioni la propria vicenda nel momento più buio della storia e dell'umanità".

Il libro, che lascia largo spazio ai dialoghi tra i protagonisti, limitando a pochi passaggi salienti le incursioni dell'autrice, spettatrice discreta e ferita dei fatti, si apre da subito sulle preoccupazioni di Julian per quanto si andava leggendo e sentendo in quei giorni a Berlino.

Julian, figlio di un avvocato affermato e schierato con le politiche emergenti, vedovo di una moglie attivista politica, studia arte all'accademia ed è omosessuale.

Da qualche anno, nel riserbo più assoluto, ha una relazione sentimentale con Nesti, un pittore dalle inconfondibili fattezze teutoniche. Accanto a loro, Heino, il premuroso gestore di un bar, e Marianne, studentessa pure lei all'accademia. Anche loro omosessuali. Vivono tutti nel segreto, si creano armature per mascherare alla comunità e ai genitori il loro orientamento sessuale. Sono "diversi" e, come tale, devono essere corretti, curati, riportati nel solco della normalità tracciata da un pensiero politico totalizzante e, ove questo non sia possibile, soppressi magari dopo averli sottoposti a sofferenze inenarrabili.

In questa delirante operazione di pulizia sociale, la medicina e la scienza si schierano a favore di un regime violento, ipocrita e corrotto che, fedele agli slogan condivisi di Himmler, dirà di loro, degli omosessuali, "bisognava scartarli, allo stesso modo in cui noi estirpiamo le ortiche e le ammucchiamo tutte insieme per bruciarle".

Si salveranno dalla follia programmata e istituzionalizzata i più ricchi, i più potenti, dei quali si continuerà a nascondere l'identità sessuale o a cui si rilasceranno i passaporti per raggiungere paesi franchi.

Jualian e Nesti faranno esperienza del carcere dopo una retata della polizia in un club privato. Qui conosceranno l'abisso in cui l'uomo precipitò in nome dell'"allineamento ai gusti estetici del sig. Hitler". Toccheranno con mano e a prezzo di insanabili ferite la sporcizia del regime galvanizzato ed esaltato al punto di accendere enormi falò nelle principali piazze della città dove bruciare i libri dei maggiori pensatori ed intellettuali del tempo, "per rimuovere dalla letteratura tedesca la corruzione giudaica", un "olocausto di libri" che getterà "nelle fiamme la spazzatura intellettuale del passato".

L'autrice testimonia al mondo di oggi le tante sfaccettature dell'omofobia nazista di ieri, si legge in sinossi, e offre con questo libro imperdibile un monito che ribadisce ancora una volta: Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla".

Maria Lovito                     

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