ELOGIO DELLA NONNA DI SIMONETTA ROBIONY (FEFE' EDITORE)

08.12.2021

La casa editrice romana Fefe'  pubblica nella collana Gli Elogi il romanzo di Simonetta Robiony, Elogio della nonna. 

Giornalista, scrittrice, attivista per i diritti delle donne, Simonetta Robiony sceglie di raccontare un lungo spaccato della storia dell'emancipazione femminile dal "ventennio" allo scoppio della seconda guerra mondiale e dalla rinascita del paese fino ai giorni nostri, ai giorni suoi. Lo fa saltando una generazione, quella della madre Ada, per riallacciare la sua vita alla vita della nonna Maria Serafino, poi Mercorio, il cognome di suo marito, con il quale, dopo le nozze, avrebbe sempre dovuto firmare. 

L'autrice ci regala già dal sottotitolo le parole chiave per leggere e vivere con lei questa incredibile storia: solidità, solidarietà, emancipazione.    

Solidità

"Mia nonna non aveva allattato i suoi tre bambini, dati a balia come si usava. Mia nonna non aveva un lavoro ben retribuito ma aveva ricevuto una buona dote. Mia nonna non si era sposata per amore ma per un ragionamento logico". E alla domanda che la scrittrice si pone "Era stata migliore la sua vita o era migliore la sua?", la risposta , pur se lacerata da qualche dubbio, è secca, asciutta. "Anche quando si è ritrovata senza un soldo, (...) la sua autostima era intatta. Sensi di colpa? Nessuno. Non aveva rimpianti e non aveva pentimenti. Era il portamento forse. O la dignità suprema con cui trattava se stessa".   

Solidarietà

"(...) Quando dal Veneto o dal Trentino, oggi regioni benestanti, giungeva a Napoli una ragazza per mettersi a servizio, per prima cosa le faceva un bagno lavandola con una spazzola, controllava non avesse i pidocchi, le forniva abiti da lavoro e vestiti per uscire a passeggio, e se non sapeva leggere e scrivere si metteva con pazienza a insegnarglielo, perché, sosteneva : " un essere umano non può stare al mondo se non legge o scrive". 

Emancipazione 

" Le suore scucivano l'orlo delle gonnelline perché ai loro occhi apparivano troppo corte, quasi indecenti, la nonna le ricuciva sempre più corte perché la moda in quel momento imponeva alle femmine di mostrare le gambe"

" Facevamo con il preservativo e figli non ne sono venuti più. Non so quante donne del secolo scorso parlassero con questa sincerità a una nipote appena adolescente. Nominare il preservativo poi uno strumento che veniva usato soltanto nei bordelli per evitare malattie sessuali e a cui poche, pochissime, madri di famiglia avrebbero accettato di fare ricorso per limitare le nascite in quanto considerato in sé sporco e degradante. Mia nonna era una persona concreta che detestava ipocrisie, giri di parole, silenzi imbarazzati: non ricordo che mi abbia mai detto che i bambini li portava la cicogna, neanche quando ero piccola".  

E' una donna colta e agiata la nonna della scrittrice, si muove in un ambiente raffinato ed elegante. Amata dal padre, stimata dal marito, utilizza la sua cospicua dote per fare investimenti che le torneranno utili nei momenti di difficoltà che seguiranno alla guerra, vissuta in prima persona, e alla ricostruzione, quando tornerà nella sua villa napoletana riuscendo a salvare dalla rovina soltanto un salottino in paglia di Vienna che, nel racconto vivido e commosso della Robiony, diventa una zattera a cui la nonna naufraga si aggrappa per non affondare nella miseria e nella privazione. 

Sopravviverà al marito, del quale gestiva affari, introiti, relazioni sociali e professionali, si prenderà cura dei suoi figli con l'amore distaccato e controllato che era della classi superiori di un tempo, ne preserverà l'onore, la stima, l'immagine, continuando a fumare le sue sigarette e ad andare al teatro a godere di quel Pirandello, che al marito non piaceva.

Ma "(...) come tutte le donne non poteva votare. La partecipazione alla vita politica le era interdetta. Un'assurdità negare il voto alle donne come impedire loro di intraprendere un lungo elenco di professioni con la giustificazione che le mestruazioni ne alteravano l'equilibrio".

Di lei, "cresciuta in un'Italia con il Parlamento in piena attività, la Belle Epoque trionfante e un padre profondamente laico", Simonetta Robiony dirà con parole cariche di puro, profondo amore : "Sono dovuta diventare adulta per comprendere quanta dignità e quanta forza ci fossero in quella signora che aveva accettato di precipitare da una condizione di privilegio a una di mediocrità senza mutare il suo animo e il suo comportamento" e ancora, " la nonna mi è apparsa un esempio morale cui guardare per ciò che la vita le ha riservato e per come lo ha affrontato. Avrei voluto somigliarle. Non è successo"

Maria Lovito  


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