L'aggressività femminile, Marina Valcarenghi (Bruno Mondadori edizioni)

LeggoLibri ospita l'interessante recensione di Antonella Fucecchi di questo saggio "la cui lettura, oltre ad essere nutriente e piacevole, è anche profetica e necessaria, dal contenuto generoso e rigoglioso. Il saggio si propone di offrire uno strumento che ha il potere di informare, illuminare ed anche confortare gli sforzi di chi si adopera per proteggere le donne, anche da se stesse
Si tratta di un saggio necessario per chi si occupa di diritti negati, di ricostruzioni esistenziali, di vissuti devastanti che vedono le donne vittime e protagoniste passive perché indaga la questione alla radice: quando, come e perché il femminile ha subito un processo tale di adattamento e di menomazione da rendere la condizione di remissività e di dipendenza un habitus "naturale", ormai acquisito nell'immaginario collettivo. In realtà, invece questo atteggiamento è l'espressione di grave sofferenza frutto di una grande repressione che sfocia in ipoaggressività o al contrario in acuto senso di impotenza, in iperaggressività.
L'aggressività del titolo, invece, incarna l'istinto sano di autoaffermazione, di assertività, di definizione del proprio spazio nel mondo che il genere femminile ha perduto nella notte dei tempi. L'adattamento, le modellizzazioni si sono tramutate in castrazione producendo un dissesto che trasformato la donna in una macchina da lavoro, da piacere, da carne.
Ma quando e perché la vitalità delle donne è stata tarpata?

L'autrice, una psicanalista, fa della sua cospicua esperienza clinica un' occasione di riflessione per indagare la psiche collettiva dove si radicano stereotipi e pregiudizi dalle origini molto antiche: il testo ripercorre le narrazioni mitologiche sumeriche e mesopotamiche fino a risalire a Lilith la prima donna che non volle sottostare ad Adamo e viene punita con la regressione al ruolo di strega; ma l'archetipo mitologico dell'occultamento del femminile più vicino alla nostra formazione culturale è quello di Metis, la sposa saggia, la Grande Mente che Zeus, invidioso, incorpora divorandola. Ma da dentro e da sotto Metis continua a premere e dalla testa del dio nasce Atena, la dea armata della sapienza (ma non più saggia!), dedita alla tessitura, fieramente sessuofobica: la trasformazione per effetto del sistema patriarcale è ormai avvenuta: la dea è blindata nella sua corazza inattingibile, nel suo sguardo di civetta, animale a lei sacro.



Il femminile sapiente, generoso, creativo è già assoggettato e adattato. La mente di Metis era, invece, ricettiva, capace di tenere insieme la complessità, propensa all'indagine induttiva, disponibile a procedere pensando per analogie. E' questa intelligenza non penetrativa, ma assimilatrice ed empatica che ha generato medichesse, streghe, narratrici di racconti, curandere, variamente perseguitate dal fuoco o dalle catene dei manicomi e delle carceri. Sono le donne resilienti che non hanno perso il giusto istinto e che additano la via di una sorellanza necessaria per un cambiamento di paradigma. E' a questo coraggio che bisogna fare riferimento per liberare i propri talenti e non perderli.
E' la funzione femminile del pensiero umano che, occultata, si fa viva nelle depressioni, nei sogni, nelle repressioni del desiderio. Questo deprezzamento è subentrato nei momenti in cui il patriarcato offriva maggiori garanzie per la preservazione della specie umana e non si è mai verificata una vera rilegittimazione che appare, in questa fase della storia umana assolutamente necessaria: la funzione maschile del pensiero ha fatto il suo tempo producendo un logos che ha diviso, separato , classificato, gerarchizzato, portato alla massima efficienza la competizione e lo sfruttamento delle risorse del pianeta terra, ma ora sta toccando tutti i limiti della sua superbia: la aggressività maschile non riesce a controllare la complessità che ha creato e si ritorce contro se stessa e i suoi simili in un crescendo di distruttività, mentre il femminile rischia di non riuscire a recuperare il suo specifico apporto creativo attardandosi in una spirale di rivendicazioni : occorre che la psiche femminile si risvegli con urgenza perché è della sua saggezza che il mondo ora ha bisogno per guarire la terra, gli squilibri planetari, le diseguaglianze e le sproporzioni; il maschile, infatti, sa sfruttare la terra, ma non sa nutrirla.
E' il momento di prendere la guida del pianeta a quattro mani, cercando una nuova alleanza tra genere maschile e femminile perché la complementarità delle due visioni produca un mondo autenticamente più umano.
Antonella Fucecchi