Matelda cammina lieve sull'acqua di Daniela Cicchetta (Miraggi edizioni)

21.06.2020

come quello che non era mai riuscita a finire, l'Ulisse di James Joyce, proprio perchè sembrava non avere nè capo nè coda   

Chi è la dirimpettaia che Matelda, come James Stewart ne La finestra sul cortile, spia da casa sua?

Chi è questa donna, che appare bella e fine, compita, attenta, impegnata in una vita ordinaria (forse banale)?

E' il modello a cui Matelda dovrebbe ispirarsi, il suo alter ego, la gamma dei cliché da cui lei per tutta la sua vita ha voluto prendere le distanze, non sempre con successo?

La dirimpettaia è il suo "grillo parlante", lo specchio in cui Matelda si riflette ogni volta che la sua lunga esistenza le riserverà un forte scossone.

E' lì, l'aspetta senza parlare, la obbliga a pensare, riflettere, chiedere scusa, progettare, curare i suoi figli, amare il suo Giò, Giuseppe suo marito, un uomo premuroso capace di riconoscersi fragile e di tornare indietro a chiedere perdono.

Con lui accanto, Matelda attraversa gli anni folli dei cambiamenti sociali, lo sbarco sulla Luna, gli hippies e l'introduzione del divorzio, le contestazioni giovanili e il nascente femminismo.

Figlia, madre, moglie, lei il femminismo ce l'ha nel sangue e lo mette in pratica in modo quasi inconsapevole (Il tuo no ha lo stesso valore del mio si).

Supera le asperità della guerra grazie a una madre sensibile, nuota serena dagli studi alla sua nuova famiglia, prende la patente di guida, rileva una vecchia libreria, dà alla luce tre figli di cui l'ultima non più in tenera età (Ma ho 39 anni è impossibile).

Fragile e matta, Matelda è tra le prime donne a potere accedere e frequentare la Scuola Romana di Nuoto, coltivando la sua passione per questo sport  tutta la vita.

La scrittura di Daniela Cicchetta, lineare, delicata, sussurrata, ci consegna un personaggio tenace, coerente, radicato nell'amore per i suoi ma anche per se stessa, con la pervicace consapevolezza che "se non fosse stata fedele ai suoi desideri avrebbe gestito male anche la sua vita familiare"

Daniela ricorre a una struttura convenzionale per raccontare la vita di Matelda.

E' il giorno del suo 84 ° compleanno.

Figli e nipoti tutti suoi ospiti per cena, la spesa fatta, Matelda pian piano cucina le pietanze che porterà a tavola.

Così tra cipolle al pepe, parmigiana e insalata, si intrufolano i ricordi, questi, a loro volta, si intermezzano alle telefonate dei figli che la chiamano per gli auguri e per gli ultimi dettagli della serata: la crostata, i colori dei fiori per la mise en place, il parrucchiere, la collana da indossare...

I lettori cucineranno e ricorderanno con lei provandone le medesime emozioni.

Fino a quando, ricuciti certi strappi del cuore, Matelda scoprirà di condividere con la sua dirimpettaia un abito blu a pois bianchi, le scarpe tacco cinque, il filo di perle.

Mentre lei, la dirimpettaia sarà capace di disorientarla quella volta che la guarderà "sorridendole con una tazza tra le mani uguale alla sua, quasi inneggiando a un brindisi".

Matelda la guarderà con occhi nuovi sentendola più simile a sé di quanto mai fosse stato fino a quel momento vite diverse e parallele, "sciocche a perdere tutto quel tempo a non diventare amiche"

Maria Lovito

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