Panni Sporchi di Regina Caterina e Duilio Loi (Dream Book edizioni)
Nel variegato panorama della recente letteratura di genere, ritengo possa riservarsi un posto particolarmente privilegiato al romanzo di Regina Caterina, scritto con la collaborazione di Duilio Loi, Panni Sporchi edito da DreamBook.
Origini baresi, ora a Milano, Regina Caterina sceglie una trama e un impianto narrativo piuttosto originale e soprattutto "diverso".
L'autrice immagina i suoi personaggi, Anna e Mauro, in una stanza d'ospedale dove è prossima la dipartita del secondo, immerso in una dimensione di sedativi, flebo e tubicini utili a placare i dolori di una fine altrimenti impietosa.
Si sono lasciati già da anni e le loro figlie Chiara e Giulia sono oramai adulte.
Tutte loro, con Tania la nuova compagna di Mauro, Anita e Maddalena le sue sorelle, si ritrovano attorno al capezzale di questo uomo violento con tutte a modo diverso, perso nella sua rabbia, viziato e vizioso, alle spalle un rapporto con una madre irosa, acida, velenosa, a sua volta figlia di un uomo violento e di una donna troppo mite incapace di tenergli testa. Quel che è incredibile nella trama ritmica e accattivante del libro è che Mauro, dalla dimensione onirica in cui è costretto, è in grado di sentire ciò che le donne gli raccontano e, nella sua mente, risponde loro e offre le sue assurde verità, che sul limitare della sua esistenza dannata sembrano trovare finalmente una ragione, che non ne attenua le responsabilità.
Anna vuole risposte , Mauro gliene da, ma la donna non può più sentirlo!
L'esperienza diventa lacerante perché la donna coraggiosamente riconosce di averlo amato quell'uomo che la prendeva a calci e che l'aveva distrutta nel profondo dell'anima. E pure Mauro lo riconosce e vorrebbe dirlo alla moglie e alle figlie, ma non può farlo e affida il suo dolore muto a gemiti e a piccoli, lievi movimenti delle dita sul letto di quell'ospedale.
Forse in questo "non poter sentire" le risposte di Mauro troviamo la vendetta di Anna, perché, se per un verso non conoscerà mai risposta alle sue mille domande, dall'altro verso, seppure nella totale NON consapevolezza dell'uomo, avrà creato in lui quel senso di frustrazione a lei, purtroppo, ben noto.
In quel limbo di verità non dette forse Anna, inconsapevolmente, troverà il suo riscatto: quell'uomo che per troppi anni non le ha riconosciuto la sua dedizione di donna e moglie, che le ha impedito di veder riconosciuta l'unica vera verità ribaltata dai suoi pensieri malati, quella giustizia che le ha sempre negato, ora è inchiodato in un letto di ospedale, in attesa della morte che lui stesso sta comandando di arrivare; vacillerà, come vacilla la sua coscienza dinanzi alle parole di Anna che ancora oggi lo accudisce con cura e devozione di moglie, seppure ex, e con una attenzione che poche avrebbero nei confronti della nuova compagna. Mauro ora è obbligato ad ascoltare quelle parole che per troppi anni ha impedito ad Anna di dire... Troppo comoda la verità quando arriva da una sola campana!
E ci piace pensare che Mauro abbia deciso di esalare il suo ultimo respiro allorquando si è accorto di non essere capace di piangere dinanzi al riconoscimento della sua inutile e violenta follia. E per dirla con le sue parole: L' ACCONDISCENDENZA DELLE DONNE CHE HO INCONTRATO NELLA MIA VITA HA FATTO SI CHE IL MIO EGO ASSUMESSE PROPORZIONI SMISURATE FINO A FARMI SENTIRE IL PADRONE DEL MONDO....MA QUELLO ERA SOLO L'ALIBI PERFETTO ALLA MIA INADEGUATEZZA E RICONOSCERLO OGGI POTREBBE ESSERE UN PASSO VERSO QUELLA PRESA DI RESPONSABILITA' CHE TU VORRESTI DA ME.
Arguta la scelta di utilizzare caratteri tipografici diversi per ognuno dei personaggi, mentre la continua, incalzante alternanza dei discorsi dei due rende la lettura agevole e assai introspettiva.
Una storia esemplare di dipendenza affettiva (Anna) e di violenza assistita (Mauro) che aiuta a riflettere sul vissuto di alcun coppie avvinte in relazioni sentimentali al limite dell'altrui comprensione, che devono, tuttavia, concludersi con l'inevitabile abbandono del soggetto violento, se si vuole trovare salvezza per sé e per i propri figli.
Maria Lovito
Emanuella Fanelli