Progetto R. di Antonello Marchitelli, Les Flaneurs edizioni

03.06.2021

Due strani e inquietanti suicidi nell'arco di un lustro.

Due donne, giovani e all'apparenza appagate e serene, si tolgono la vita e portano con sé i loro piccolissimi figli.

Lasciano i mariti increduli e sopraffatti dal dolore, ma, mentre Mario deciderà di rinchiudersi in una bottega da falegname a Ovindoli, Carlo, figlio di un affermato avvocato romano, deciderà di indagare sul caso. Anzi sui casi. Perché i suicidi sono identici tra loro e questo, a parte la distanza temporale tra loro, non può essere un caso.

Carlo, incalzato dagli strani esiti delle prime indagini, affidate a un misterioso detective privato, lascia Roma e parte per Ovindoli.

E da qui, da un piccolo albergo tra i monti, il Gran Sasso muto e severo spettatore, si dipanerà una storia incredibile, avvincente, corale che condurrà il lettore a fare fosche scoperte.

Antonello Marchitelli, avvocato barese, ci consegna un giallo veramente originale, fresco, nuovo, in un panorama a tratti intasato da storie tutte uguali e ostinatamente tese a ripercorrere lo stile unico e inimitabile del maestro Camilleri.

Qui non ci sono commissari inquieti ma rampanti, non ci sono intrecci d'amore tra i protagonisti e la bella di turno, non ci sono pause culinarie e, incredibile, non c'è il solito medico legale "tignoso sì, ma tanto intelligente".

Progetto R. è uno psyco-thriller che si sposta da un personaggio all'altro con un ritmo incalzante e suggestivo.

La storia si svolge in una sorta di unicum che lega tra loro vite apparentemente diverse intorno al suicidio delle due donne e alle folli ambizioni di esperti informatici invischiati in giri pericolosi.

Una sceneggiatura più che un romanzo, dove i paesaggi sono solo sfiorati perché non utili all'economia del racconto. La storia scava nell'intimo dolore dei due uomini che vogliono arrivare a comprendere le ragioni di quel folle gesto, ma tocca anche quello dei personaggi cd "minori", da Andrea a Daniele, da Attilio a Giulia. Senza disdegnare di tracciare il duro vissuto dei cattivi e, in questa vicenda, ce ne sono alcuni degni del miglior Kubrick, a cui Marchitelli rivolge un degno tributo nel libro.

Il finale resta sospeso - e anche questo è un elemento di rottura rispetto al genere - non tutti torneranno a casa con il loro lieto fine, il lettore scoprirà a sue spese quante insidie si annidano nel deep web, ci sarà un'avvincente sparatoria che, forse, in un certo senso, renderà giustizia a qualcuno.

Tutto accade in uno sperduto piazzale di un'anonima stazioncina di servizio a Viterbo. 

Ma questo non ha poi molta importanza.

     Maria Lovito

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