QUASI di Teresa Antonacci, Les Flaneurs edizioni

10.08.2020

La Puglia, Polignano, le vacanze di Natale alle porte.

Piove e fa freddo.

Non c'è il sole estivo a dardeggiare le spiagge e le case bianche del borgo. Non ci sono le voci ciarliere dei turisti e dei visitatori del Festival del Libro, che arriverà soltanto a luglio.

Il mare, però, c'è. Ci sono i suoi profumi che ti accompagnano lungo le vie, c'è il suo blu, a tratti intravisto, poi lussureggiante e permaloso, come è il mare d'inverno.

E c'è QUASI, il nuovo, raffinato romanzo di Teresa Antonacci, che dal mare prende in prestito il suo ondeggiare, il suo fluire senza soluzione tra la realtà e il sogno, tra il desiderio e il deja-vu.

Una scrittura possente la sua, un flusso di pensieri sottili e pervasisi a cui la penna riesce a dare senso e sostanza, svelando un'abilità narrativa di alto livello.

La presenza del paesaggio, l'analitica descrizione dei luoghi e degli oggetti è tesa nello sforzo di volere dare certezze che non hanno, che non trovano, ai personaggi annaspanti nelle loro vite.

La trama si dipana tra un passato ancora molto presente ma raccontato in fretta per disfarsene (ti avevo vomitato di pancia la storia della mia vita) e nuovi incontri avvolti in una bolla irreale, onirica almeno all'inizio della storia.

In seguito tutto sembra prendere forma.

La vita di Alina e della sua originale famiglia (Noi siamo autistici, avevo detto dopo una breve pausa) protetta dalle eleganti mura del suo B&B, dove ogni stanza porta il nome di uno scrittore famoso e del suo capolavoro più noto.

La vita di Nicola esposta a mille pericoli, per mettersi alla prova, per tagliare il cordone con l'eredità familiare, materiale e morale, per darle un senso compiuto nell'incontro con esistenze imperfette.

Alina e Nicola devono trovarsi e, a dispetto degli eventi, devono darsi l'una all'altra. 

Sono complementari e disposti a fare e a dare tutto per amore. 

Almeno così sembra, perché, quando credi che la realtà prenda il sopravvento sull'incalzare rapido della narrazione, ecco tornare il sogno, l'indistinto, le domande senza risposta che restano avvolte nella nebbia umida che sale dal mare.

"Faccio un lavoro bellissimo, ma sono quasi sempre in giro. Eccoli i tuoi quasi. Sarebbe stato sempre così: un altalenare di pieni e di vuoti, domande e risposte e poi risposte senza domande"

                                                                                                                                                                                                                                                  Maria Lovito

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