Radici Lucane di Patrizia Bianco (Santelli editore)

Radici Lucane di Patrizia Bianco (Santelli editore) è il racconto di una saga familiare nella Matera del ventennio fascista.
E' la Matera dei Sassi "vergogna d'Italia".
A breve sarebbe scoppiata la guerra e Bartolomeo, il figlio gemello di Cosimino e Dorina, la testa calda della famiglia, si arruolerà tra i volontari per la Spagna, lasciando allettata la madre e ferita la povera Cettina, che per lui e con lui si era "compromessa".
A cercare le radici è Teodora, la figlia di Fortunata, che partirà da Genova alla volta di Matera, ai giorni nostri, per tentare di recuperare almeno il passato che alla madre è più noto, prima che una feroce malattia la ingoi completamente nell'oblio.
Le storie familiari risultano sempre affascinanti anche quando non raccontano di dame e cavalieri ma di uomini e donne della porta accanto. E qui il romanzo si libera da una mera dimensione nucleare per diventare corale, avvince il lettore e gli dona spaccati storici inediti raccontando di una terra di confino per i detenuti politici del tempo, che non è solo l'Aliano di Carlo Levi, ma anche Matera e persino la più piccola e vicina Montescaglioso.

La scrittura di Patrizia, mentre rivela nell'autrice padronanza della Lingua e della Storia, eleva i pensieri e i moti dei suoi umili personaggi e , ogni tanto, rischia di allontanarsene.
Ma questo non scalfisce l'ottimo lavoro della scrittrice e il libro ben si presta a una attenta analisi della condizione femminile del tempo.
Quelle di Patrizia sono vere e proprie donne moderne, in apparenza "arruolate" negli schemi che il mondo patriarcale assegna loro da sempre (Dialogo inesistente, nessun contraddittorio, lì comandava una sola persona, il capofamiglia).
Dorina è la madre e la moglie, rozza ma sensuale a modo suo, attenta ai bisogni della famiglia, pronta a cogliere gli stati d'animo dei figli e del marito. Personaggio diviso tra le doti di maciara e donna del popolo, intuirà l'importanza di sottrarre al destino ineluttabile di ragazza "storpia" la figlia Diletta e caldeggerà la sua vocazione allo studio e all'insegnamento (Quando la voce si diffonderà prima nel vicinato e poi in tutta la città verranno a vedere la figlia letterata del pastore Cosimino come si va a vedere l'uomo volante alla fiera della Bruna).
Lei, Diletta, diverrà maestra e resterà nel racconto di Patrizia un personaggio di spicco, indimenticabile. Sarà capace di abbattere stereotipi e pregiudizi prima in se stessa e poi negli altri e il suo stivaletto ortopedico diverrà vessillo di elevazione sociale e di conquistata indipendenza economica e culturale.
Sarà figlia e sorella amata per Dorina e per Fortunata, che pure il Caso - o chi per lui - riuscirà a sottrarre alla miseria delle case sprofondate nella fredda gravina.
Capacità, coincidenze, incontri giusti al momento giusto, la ragazza dal passato ignoto diverrà il perno della famiglia che saprà accoglierla prima con la diffidenza dei poveri, timorosi di dover spartire con altre bocche il poco quotidiano, e pian piano con l'amore di un uomo buono (voglio che diventi figlia mia) e di una donna capace di leggere tra le pieghe degli avvenimenti, oltre che nel baluginio delle spezie messe a bruciare sui piattini smaltiti dell' "affascino" (cuore generoso dentro una corazza di tartaruga).
Sono storie di sofferenza e di riscatto, sono messaggi di fierezza e di sacrificio, sono i fili che serviranno a Teodora di ritessere il passato della madre malata per capire il loro presente, con la consapevolezza di essere lì per chiudere un cerchio.
Maria Lovito
