Suggerimenti e Curiosità
23 maggio 1992 - 23 maggio 2020
Don Vito
Le relazioni segrete tra Stato e mafia nel racconto di un testimone d'eccezione"quella della legalità è una strada tutta in salita, mentre quella dell'illegalità è una strada in discesa"
Come, se non con un libro, LeggoLibri poteva unirsi simbolicamente alle numerose iniziative messe in campo per commemorare la strage di Capaci?
Nella vasta bibliografia sull'argomento ritrovo il libro, assai interessante e controverso, a firma di Massimo Ciancimino e Francesco La Licata, "Don Vito" - le relazioni segrete tra Stato e mafia nel racconto di un testimone d'eccezione, che Feltrinelli ha pubblicato nella Serie Bianca nell'aprile 2010.
E, continuando nella ricerca, sentendo il peso di una recensione così forte, spinosa e rischiosa, quando non si conoscono a fondo e con la competenza del caso gli argomenti, trovo sul sito www.vigata.org tenuto dal Camilleri Fan Club la presentazione che del libro curò a suo tempo (luglio 2010) il maestro Camilleri.
E allora, rotti gli indugi, ne suggerisco la lettura o la visione sulla pagina sottoindicata, lasciando che i lettori si immergano nella lucida analisi che il più famoso giallista italiano fece del libro sulla vera storia di Vito Ciancimino, il sindaco dei corleonesi, in "quarant'anni di abbracci mortali tra mafia, politica, affari e servizi segreti".
IL LIBRO
Questo libro è un viaggio senza ritorno nei gironi infernali della storia
italiana più recente. Racconta infatti quarant'anni di relazioni segrete,
occulte e inconfessabili, tra politica e criminalità mafiosa, tra Stato e
Cosa nostra. Perno della narrazione è la vicenda di Vito Ciancimino, "don
Vito da Corleone", uno dei protagonisti assoluti della vita pubblica
siciliana e nazionale del secondo dopoguerra, personaggio discutibile e
discusso, amico personale di Bernardo Provenzano, già potentissimo assessore
ai Lavori pubblici di Palermo, per una breve stagione sindaco della città,
per decenni snodo cruciale di tutte le trame nascoste a cavallo tra mafia,
istituzioni, affari e servizi segreti.
A squarciare il velo sui misteri di "don Vito" è oggi un testimone
d'eccezione: Massimo, il penultimo dei suoi cinque figli, quello che per anni
gli è stato più vicino e lo ha accompagnato attraverso innumerevoli traversie
e situazioni pericolose. Il suo racconto - che il libro riporta per la prima
volta in presa diretta, senza mediazioni, arricchito dalla riproduzione di
documenti originali e fotografie - riscrive pagine fondamentali della nostra
storia: il "sacco di Palermo", la nascita di Milano 2, Calvi e lo Ior, Salvo
Lima e la corrente andreottiana in Sicilia, le stragi del '92, la
"Trattativa" tra pezzi dello Stato e Cosa nostra, la cattura di Totò Riina,
le protezioni godute da Provenzano, la fondazione di Forza Italia e il ruolo
di Marcello Dell'Utri, la perenne e inquietante presenza dei servizi segreti
in ogni passaggio importante della storia del nostro paese. Attualmente la
testimonianza di Massimo Ciancimino è vagliata con la massima attenzione da
cinque Procure italiane e non è possibile anticipare sentenze. Non c'è dubbio
però che i fatti e i misfatti qui raccontati arrivino dritti al "cuore
marcio" del nostro Stato, accompagnandoci in una vera e propria epopea
politico-criminale che per troppo tempo le ipocrisie e le compromissioni
hanno mantenuto nascosta.
Il video della presentazione di Andrea Camilleri (Roma, La Feltrinelli - Libri e musica, Galleria Colonna 31/35, 26 maggio 2010) è disponibile sulla pagina www.vigata.org unico sito ufficiale del Camilleri Fan Club
Solo un ultimo sguardo a quanto poi accaduto dall'anno di pubblicazione del libro a oggi.
Massimo Ciancimino, il figlio di don Vito, deve scontare una condanna definitiva a 3 anni per detenzione di esplosivo e una a due anni e otto mesi per riciclaggio. Attualmente è imputato in appello a Palermo nel processo sulla cosiddetta trattativa dopo una condanna a otto anni in primo grado per calunnia all'ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Nei mesi scorsi ha avuto un ictus e gli sono stati concessi i domiciliari
( Il Dubbio, 20 luglio 2019)
La Corte di Assise di Palermo ha condannato a pene comprese tra 8 e 28 anni di carcere per la cosiddetta trattativa Stato-Mafia gli ex vertici del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, l'ex senatore Marcello Dell'Utri, Massimo Ciancimino e i boss Leoluca Bagarella e Nino Cinà. Assolto dall'accusa di falsa testimonianza l'ex ministro democristiano Nicola Mancino. Prescritte le accuse nei confronti del pentito Giovanni Brusca (20 aprile 2018)
Toto Riina, arrestato a Palermo il 15 gennaio 1993 ad opera dei Carabinieri del ROS, muore il 17 dicembre 2017. Era ricoverato nel reparto detenuti dell'ospedale Maggiore di Parma, in regime di 41 bis (il carcere duro per i reclusi più pericolosi) ormai da 24 anni.
Giovanni Brusca, membro di rilievo di Cosa nostra, condannato per oltre un centinaio di omicidi, tra cui quello tristemente celebre del piccolo Giuseppe Di Matteo (figlio del pentito Santino Di Matteo) strangolato e sciolto nell'acido e l'omicidio del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei tre agenti di scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Brusca ricoprì un ruolo fondamentale nella strage di Capaci, in quanto fu l'uomo che spinse il tasto del radiocomando a distanza che fece esplodere il tritolo piazzato in un canale di scolo sotto l'autostrada, quindi l'esecutore materiale.
Brusca dichiarò di non aver partecipato fisicamente alla Strage di via d'Amelio, avvenuta il 19 luglio 1992 a Palermo in cui persero la vita il giudice antimafia Paolo Borsellino e la sua scorta, bensì di essere uno dei mandanti perché a conoscenza di tutti i progetti di morte di Cosa Nostra per l'anno 1992. Sarà arrestato ad Agrigento il 20 maggio 1996.
Maria Lovito
Il Museo della Posta
Roma
18 aprile 2020
In occasione della presentazione del mio libro a Roma presso il Ministero dello sviluppo economico il 24 gennaio 2020, le organizzatrici dell'evento mi hanno regalato una guida illustrata e ragionata del Museo della Posta edito nella collana Grand Tour dalla casa editrice Franco Maria Ricci.
Un viaggio interessante nella storia dell'organizzazione postale e delle telecomunicazioni dagli Egizi alla televisione a cura di Diego Vega e Enzo Diana, uno dei maggiori filatelici italiani.
Il cursus publicus, il servizio postale sotto Augusto, prima tappa del tour, fu il modello delle reti postali in seguito organizzate a Oriente (Califfi e Sultani) e poi nel Medioevo (Frati e Chierici).
Da qui si prosegue fitto fino alla rivoluzione del francobollo e a seguire all'avvento del telegrafo e della radio e, infine, della televisione.
Non paga, la mia curiosità di lettrice onnivora si imbatte sul lungo e vario capitolo che la guida dedica ai rapporti complicati tra gli scrittori italiani e le poste.
Mi accorgo che parla di Giacomo Leopardi e mi soffermo sul passo con grande attenzione.
Venutogli un odio per la Posta che gli durò tutta la vita, il 22 novembre 1818 scriveva a Pietro Giordani che "l'arcimaledetta negligenze delle poste" gli toglieva il piacere di alimentare la loro amicizia.
E il Giordano gli faceva eco con desolato sospiro: "Oh poste abominabili" (Pasquale Vasio, Il postiglione nella storia e nell'arte, 1976).
Museo della Posta
viale Europa, 160 - Roma EUR
I quattro accordi
Don Miguel Ruiz
Fate l'amore tutto il tempo con tutto ciò che percepite
A volte capita che un libro di sua spontanea volontà scelga il lettore. Spinto da una forza misteriosa, gli va incontro proprio quando quello ne ha più bisogno, sospinto dalla letteraria (e terapeutica) consapevolezza che il suo messaggio serva a lui solo, in quel luogo esatto, in quel ben preciso momento.
E' quanto accaduto a me con I quattro accordi di don Miguel Ruiz.
Consigliatomi dalla mia amica-sorella Luciana, l'ho acquistato, letto, meditato, "glossato" nell'arco di pochi giorni. Nella mia libreria occupa il posto dei libri del cuore, di quelli pret a porter, che sempre più spesso vado a rileggere, talvolta per pescare una frase, altre per riflettere nuovamente.
Tutto il libro che si sviluppa sulla meticolosa spiegazione dei quattro accordi è un viaggio guidato all'interno delle sovrastrutture - o credenze, o pregiudizi, o regole preconfezionate accolte in maniere acritica - in cui nasciamo e cresciamo.
In questo sistema monumentale viviamo convincendoci di essere imperfetti e immeritevoli di perseguire i nostri sogni.
Si faccia attenzione, tuttavia, a non credere che il libro inciti a compiere atti rivoluzionari o altro genere di devastazioni.
Certamente suggerisce un messaggio originale, utile a mettere in discussione (o in crisi?) il giudice interno, l'istruttore severo e incorruttibile che pretende di insegnarci cosa è bene e cosa è male, bello o brutto, giusto o sbagliato.
Demolito, o comunque, ridimensionato questo pre-sistema, si può ri-partire per scoprire le nostre grandi potenzialità per vivere in armonia con noi e con gli altri.
Ruiz individua quattro accordi da applicare nella vita privata e in qualsiasi ambito relazionale.
1. SII IMPECCABILE CON LA PAROLA
...la parola è il più potente strumento a disposizione degli esseri umani...
2. NON PRENDERE NULLA IN MODO PERSONALE
Pensiamo di essere responsabili per ogni cosa. Io, io, io sempre io! Decidere di seguire questo accordo implica e impone di diventare sinceri con noi stessi e di scegliere di seguire il cuore, per risparmiarci una gran quantità di dolore emotivo
3. NON SUPPORRE NULLA
Abbiate il coraggio di chiedere. Trovate il coraggio anche per chiedere ciò che desiderate. Voi avete sempre il diritto di chiedere
4. FATE SEMPRE DEL VOSTRO MEGLIO
Fate sempre del vostro meglio, nè di più nè di meno, senza aspettarvi una ricompensa. Così facendo, impareremo ad accettarci, diventando consapevoli e imparando dai nostri errori. Eviteremo di giudicarci, di abusare di noi, di avere rimpianti.
I quattro accordi è stato nella classifica dei best seller del New York Times per oltre sette anni.
E' piaciuto all'autore concludere con una preghiera universalmente valida per ognuno di noi: Grazie per usare le mie parole, i miei occhi e il mio cuore per portare il tuo amore dovunque io vada"
M.L.
Dopo il mare di Policoro quello di Maratea, con i paesaggi mozzafiato ripresi da Fabio Gentile, dal suo privilegiato angolo di paradiso, l'Hotel Club San Diego.
A Policoro il sole sorge, a Maratea tramonta: è la nostra Basilicata coast to coast!
La bellezza sembra generare bellezza e, ora più che mai, ne abbiamo davvero bisogno.
Trovate tutte le fotografie di Fabio sulla sua pagina Facebook.
Oggi LeggoLibri vi regala le immagini splendide della pineta e del mare di Policoro
Attraverso l'obiettivo innamorato di Adriana Ornat, la nostra guerriera di Luce
STORIEOGGI.IT
12.03.2020
IL TEMPO SOSPESO CHE DIVENTA TEMPO PREZIOSO (Donatella Alamprese)
Restiamo a casa. Ce lo chiede il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, ce lo chiede anche il nostro senso civico. Solo così possiamo provare a frenare la diffusione del Covid 19, il Corona virus. In questi giorni gli appelli a non uscire si moltiplicano. Storie Oggi ha chiesto una mano ai propri amici, ai personaggi che, nel corso degli ultimi anni abbiamo imparato a conoscere attraverso questo sito. E in molti hanno risposto, inviandoci un video, un appello, un contributo. Da oggi li pubblicheremo: sarà un modo per rendere un po' più vivace la forzata solitudine che questi tempi ci impongono.
Il primo contributo ci arriva da Donatella Alamprese, cantante che, da Potenza, ha portato la poesia del tango in ogni angolo del mondo.
I messaggi e i contributi degli amici di StorieOggi.it. L'intervento della scrittrice materana ci mette davanti a un quesito che è anche una sfida: "cosa dobbiamo imparare da questo?".
"La bellezza e la gratitudine ci salvano dallo smarrimento dovuto alla nostra carenza di destino e destinazione". Per condividere con tutti noi questo momento particolare della nostra vita, Maria Lovito ha scelto di leggere un brano tratto da "L'arte di essere fragili" di Alessandro D'Avenia.
"La bellezza e la gratitudine ci salvano dallo smarrimento dovuto alla nostra carenza di destino e destinazione". Per condividere con tutti noi questo momento particolare della nostra vita, Maria Lovito ha scelto di leggere un brano tratto da "L'arte di essere fragili"di Alessandro D'Avenia.
Avvocato civilista per mestiere e scrittrice per passione, Maria Lovito ha pubblicato, per la Edigrafema, "La gabbia di Anna": la storia di una donna che vuole liberarsi della sua gabbia dorata, fatta di agi ma anche di prevaricazioni psicologiche da parte del proprio compagno.
Appassionata di letteratura (ama Jane Austin), attraverso il suo blog Leggolibri Maria Lovito recensisce e suggerisce libri, condivide il piacere della lettura e della scrittura.
C'è un pensiero latente, nel suo messaggio, quasi una domanda interiore ma che ognuno di noi dovrà farsi: "cosa devo imparare da questo".
Di Maria Lovito StorieOggi ha raccontato l'uscita del suo primo romanzo, l'intervista nel link qui sotto:
https://www.storieoggi.it/2019/11/23/la-gabbia-di-anna-quando-lamore-diventa-prigione/
Torniamo su Re - Movies
In viaggio verso un sogno
(The peanut butter falcon di Tyler Nilson e Michael Schwartz Usa 2019)
di Andrea Lilli
(cinefilo, ...per necessità e mestiere anche libraio, bibliotecario, archivista, documentarista)
"In viaggio verso un sogno". Scrivetelo sul modulo dell'autodichiarazione, per uscire dai confini di casa vostra. Dovete trovare un motivo plausibile? Usate questo, e le guardie vi lasceranno andare, dovranno farlo perché non ne esistono di migliori.
Per una volta, la traduzione-tradimento di un titolo originale di film è azzeccata e quanto mai puntuale, e funzionerebbe alla grande, se nel marzo 2020 d.C. le sale italiane non avessero dovuto chiudere, tutte, in emergenza sanitaria, per la prima volta nella Storia del Cinema. E allora almeno sogniamolo questo magnifico film, mentre aspettiamo il visto per andare a godercelo come si deve.
The Peanut Butter Falconè la storia di Zak, Tyler e Eleanor, due uomini e una donna in fuga lungo la costa del North Carolina, terra umida, calda e fertile di passioni. Insieme attraversano campi, paludi e pallottole seguendo il loro sogno americano, uno e trino.
Zak (Zack Gottsagen) è un ragazzo con sindrome di Down e senza famiglia; una notte, con l'aiuto di un vecchio saggio (Bruce Dern) riesce a scappare quasi nudo dalla casa per anziani in cui è stato imprigionato. Sogna di raggiungere la scuola di wrestling gestita dal suo mito Salt Walter Redneck (Thomas Haden Church), e di diventare un campione.
Tyler (Shia LaBeouf) è un pescatore di frodo che fugge sia dal rimorso per un incidente stradale, sia - anzitutto - da due ceffi inferociti per una faccenda di trappole per granchi. E' destino che il fucile di Tyler e le mutande ascellari di Zak si incontrino. Malgrado le differenze di obiettivi e mezzi, i due fraternizzano.
Eleanor (Dakota Johnson) è l'assistente responsabile di Zak. Inseguendolo trova Tyler, perde le chiavi del furgone, e scopre un nuovo punto di vista su sé stessa e sulle cose che la circondano. Rinuncia a riportare Zak all'ovile. Non solo, ma asseconda il suo folle progetto di arrivare ad Ayden, alla scuola di wrestling.
Tyler e Zak impareranno molto l'uno dall'altro, e si proteggeranno a vicenda in un vagabondaggio avventuroso e ruspante in stile Huck Finn, pieno di sorprese anche piacevoli. Il fango dei campi, le rotaie, le barche, il cibo rimediato a fatica, gli inseguimenti, i falò notturni, gli spari, la zattera di fortuna, i bizzarri personaggi incrociati casualmente, sono tutti elementi che collocano le avventure del trio nella categoria dei più schietti road movies americani, dove il paesaggio naturale condiziona ogni azione e fa da co-protagonista decisivo. Qui le riprese dall'alto o ravvicinate esaltano il fascino silenzioso dei fondali bassi, dei canneti di palude, le spiagge solitarie, i campi immensi, i boschi larghi in cui è facile nascondersi.
Focus principale è ovviamente la disabilità di Zak, interpretato da un vero attore down. In Italia abbiamo visto recentemente Detective per casoeDafne, entrambi del 2019, ma negli Stati Uniti l'attore disabile che recita sé stesso in una fiction, da protagonista, è una sfida più rara. Che qui la scommessa sia stata vinta, lo dimostra il grande successo di pubblico e di critica riscosso in patria da The Peanut Butter Falcon. Al suo primo lungometraggio, la coppia di registi e sceneggiatori Nilson & Schwartz ha saputo sfruttare al meglio la disinvoltura espressiva di Gottsagen, in perfetta armonia con gli altri attori, e l'esperienza di due produttori illuminati come Albert Berger e Ron Yerxa, che conLittle Miss Sunshine e Nebraskaavevano già realizzato due dei più riusciti on the road in assoluto.
La qualità di questo film è la leggerezza, che lo solleva oltre il semplice e pesante tema dell'emarginazione imposta ai disabili. E' stato girato in sei settimane estive a Savannah, sulla costa della Georgia, e in varie interviste l'intero cast sottolinea come nel gruppo si fosse creato un vero rapporto di amicizia. Il personaggio centrale, Zak interpretato da Zack, risulta autentico nella sua finzione: non si atteggia mai ad eroe-vittima, tuttavia le sue gesta comunque eroiche riescono a commuovere e indignare tra una risata e l'altra, in una galleria di caratteri umani anch'essi reali, definiti da una successione di colori, suoni e diremmo anche sapori e odori che sembrano arrivarci forti, naturali come il vento atlantico che scompiglia i capelli di Eleanor.
Altra impagabile virtù del film è l'assenza di prediche, di pedagogia spicciola. Nell'avambraccio in lutto di Tyler è tatuato un temibile "Family First", ma poi Zak chiarisce perentorio: "La famiglia è gli amici che ti scegli" e non si torna più sull'argomento. Nel corso del viaggio diventa bellissima l'intesa tra Tyler/Shia e Zak/Zack. All'inizio lontani e diffidenti, poi si avvicinano, si ascoltano, si spalleggiano a vicenda man mano che crollano i pregiudizi e le difese. E' Tyler che incoraggia e sprona Zak, è Zak che con la sua semplice empatia scioglie certe vecchie angosce di Tyler. Memorabile l'urlo di battaglia, la frase più cattiva che Zak riesce a concepire e pronunciare, per darsi la carica giusta sul ring di combattimento.
Conquistato dal candore della bontà del ragazzo, Tyler ritrova il gusto dell'amicizia solidale, della condivisione: insieme mangiano pesce preso al volo e condito con l'unico lusso concesso, il burro di arachidi - quello che ispira il grottesco costume da wrestler; insieme bevono, insieme si salvano la vita, insomma vivono, mentre "tu scrivi le tue scartoffie" - dice Tyler ad Eleanor, portandola sulla retta via. Proprio in quella sequenza è il cuore di questo gran bel film.
E che bella colonna sonora. Un felice assortimento di bluegrass, gospel, country, rock, folk e indie rock di ottima fattura (i registi sono anche coautori della canzone principale, Running for So Long - House a Home) innerva la trama delle giuste vibrazioni, quelle che fanno sognare di andare/ritornare in America. Chissà se e quando ci faranno viaggiare: intanto sappiamo che quella migliore sta in film come questo.
distribuito in Italia da Officine UBU - In attesa programmazione
https://re-movies.com/2020/03/13/in-viaggio-verso-un-sogno-the-peanut-butter-falcon-di-tyler-nilson-e-michael-schwartz-usa-2019
Re Movies
il cinema di chi ama il cinema
Roberta Lamonica, insegnante di lingue e letteratura inglese a Roma, scrive: Se dovesse definirmi una frase sarebbe "Inventa ogni giorno la tua vita".
Per questo ha creato Re Movies.
Uno staff di collaboratori esperti di cinema e dintorni, un ricchissimo "florilegio" non di brani ma di film spaziando dal genere cult ai classici, dal fantasy all'horror. E poi news dal cinema italiano e dal mondo.
Una finestra aperta sull'incantevole mondo del cinema, una chiave di lettura colta e corredata di sapienti e stimolanti rimandi letterari, un approccio raffinato, mai didattico, per spettatori e spettatrici, una proposta di titoli variegata, interpretata con robustezza linguistica.
Un invito a leggere e poi...a guardare!
Jekyll-and-Hyde-un-classico-della-letteratura-al-cinema-tre-versioni-interessanti/
di Roberta Lamonica
https://re-movies.com/2020/03/11/
'The Strange case of
Dr.Jekyll and Mr. Hyde' (1886), di Robert Louis Stevenson, è un classico della
letteratura inglese, un romanzo breve (a 'novella') che si poneva l'ambizioso
obiettivo di smascherare l'ipocrisia della società vittoriana, una società che
nascondeva -dietro l'apparente perfezione della vita borghese- un mondo di
desideri sordidi e repressi. Una società che non accettava il 'sia...sia' ma solo
l''o...o', veniva messa di fronte all'analisi dell'ipertema del doppio, di fronte
a un individuo in cui coesistevano due personalità, una buona e una cattiva,
una accettabile e una indicibile, l'uomo e il mostro.
Il cinema ha reso omaggio a questo classico, letto da generazioni e generazioni in tutto il mondo, con produzioni che hanno trovato il loro climax tecnico e tematico nella trasformazione del mite ed elegante Dr. Jekyll nel pantoclastico e passionale Mr. Hyde.
I tre film che hanno forse meglio rappresentato questo iconico romanzo sono:
1. 'Dr Jekyll and Mr Hyde', ambiziosa versione prodotta dalla Paramount nel 1920 per la regia di J.S.Robertson. Il grande divo del muto John Barrymore interpreta una versione molto teatrale di Jekyll/Hyde, con un linguaggio del corpo esplicito nel momento della trasformazione nell'uomo orripilante con testa a punta e dita stregonesche (riprese poi da Murnau per il suo Nosferatu nel 1922).
2. 'Il dottor Jekyll' (Dr. Jekyll and Mr. Hyde, 1931) di Rouben Mamoulian, con Frederic March. L'ottima interpretazione di Frederic March (premiato con l'Oscar nel 1932), ha fissato il canone di tutte le interpretazioni future di questo Doppio mostruoso, scimmiesco, primitivo e grottesco. In realtà i meriti del film sono soprattutto nel comparto tecnico con riprese in soggettiva, fotografia e illuminazione espressioniste, voce fuori campo.
Indimenticabile la sequenza della trasformazione di Jekyll in Hyde, splendidamente realizzata con una sola inquadratura tramite un make-up che si svelava gradualmente tramite una particolre illuminazione ad infrarossi Solo nel 1957 il grande Mario Bava fu in grado di ricrearlo per la trasformazione dell'attrice Gianna Maria Canale ne 'I Vampiri' di Riccardo Freda.
3. Nel 1941 la MGM produsse un remake del classico di Mamoulian, 'Il Dottor Jekyll e Mr. Hyde' (Dr. Jekyll and Mr. Hyde) diretto da Victor Fleming. Nonostante la regia di Fleming sia più statica rispetto a quella di Mamoulian e il makeup scialbo di Spencer Tracy (non all'altezza di quello di March) ne abbia messo in ombra anche l'interpretazione, va detto che questa versione è in assoluto la più vicina al modello letterario nel tentativo di dipingere il male non come qualcosa di platealmente orripilante ma piuttosto lo suggerisca tramite uno sguardo, un broncio o la postura del corpo. Il male percepito come tale da una società bigotta che accetta compromessi tra la sfera pubblica e privata a patto che rimangano rigorosamente separate.
E voi, quale versione preferite?